Venezia 68. - In Concorso
68. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica (2011)
CONFERENZE STAMPA DEL 8 SETTEMBRE (2018)
Titolo Biennale | FAUST |
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Tit. distrib. ital. | FAUST |
Anno | 2011 |
Regia | Aleksandr Sokurov |
Sceneggiatura | Yuri Arabov, Aleksandr Sokurov, Marina Koreneva |
Soggetto | Johann Wolfgang von Goethe |
Fotografia | Bruno Delbonnel |
Musica | Andrey Sigle |
Interpreti | Johannes Zeiler, Anton Adasinsky, Isolda Dychauk, Hanna Schygulla, Georg Friedrich, Antje Lewald, Florian Brückner, Maxim (I) Mehmet, Sigurður Skúlason |
Nazionalità | Russia (Federazione Russa) |
Lingua | Tedesco |
Dati tecnici | Lungometraggio, Colore, 134 minuti, 35 mm |
Montaggio | Jörg Hauschild |
Scenografia | Elena Zhukova |
Costumi | Lidia Krukova |
Produzione | Proline Film |
Distribuzione italiana | Archibald |
Sinossi: Il personaggio del Faust è uno dei più importanti e forse il più conosciuto della cultura tedesca. Tra i molti che vi si avvicinarono, Johann Wolfgang von Goethe è sicuramente colui che più di ogni altro ha contribuito a formare la sua fama. E’ infatti il "Faust" di Goethe quello che Alexander Sokurov ha deciso di portare a Venezia. Un’opera con cui il regista russo compone il quarto capitolo di una tetralogia sul potere iniziata con altri tre ritratti, “Toro” (1999), “Moloch” (2000) e “Il sole” (2005). Se nei precedenti episodi però si partiva da personaggi realmente esistiti - rispettivamente Lenin, Hitler e Hirohito - questa volta è una delle più importanti figure dell’immaginario letterario occidentale ad essere preso come pretesto per raccontare la terribile lotta tra l’uomo, le tentazioni e la ricerca dell’infinito.- Se il cuore dell’opera che Goethe scrisse e riscrisse più volte all'inizio del diciannovesimo secolo era nel rapporto che si creava fra Faust e Mefistofele, Sokurov decide di mostrare il loro avvicinamento come un fatto quasi inevitabile. E’ vero, il diavolo è tentatore, ma questo Faust è più che mai aperto alla tentazione, non ne rifugge, sembra quasi averne bisogno per respirare e dare azione allo Streben cioè quell’impulso alla vita e alla conoscenza che altrimenti non gli sarebbe concesso. E così il loro vagare assieme per la città alla ricerca di espedienti con cui sopravvivere, con un Faust desideroso di soldi e un diavolo non dichiarato che continua a fare finta di non sentirlo, intrappolandolo di fatto nell’attesa e nell’incertezza, diventa la dimostrazione di un’anima venduta già ben prima della loro conoscenza. Mefistofele è un angelo decaduto che lotta contro il bene conoscendone prima di tutto la forza persuasiva. E così non ha bisogno di apparire come male in ogni sua rappresentazione, sa bene che il tempo è dalla sua parte. |
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