Fuoriprogramma - Documenti
47. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica (1990)
Titolo Biennale | HOLLYWOOD MAVERICKS |
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Anno | 1990 |
Sceneggiatura | Todd (I) McCarthy, Michael Henry Wilson |
Soggetto | Lance Bird |
Fotografia | John Bailey, Steve Baum, Frederick Elmes, Marc Gérard, Mead Hunt, Todd McClelland, Peter S. Rosen, Steven Wacks |
Interpreti | Martin Scorsese, Paul Schrader, Peter Bogdanovich, D.W. Griffith, Erich von Stroheim, Josef von Sternberg, King Vidor, John Ford, Orson Welles, Samuel Fuller, John Cassavetes, Dennis Hopper, Francis Ford Coppola, Sam Peckinpah, Robert Altman, Alan Rudolph, David Lynch, Robert De Niro |
Nazionalità | Stati Uniti D'America |
Lingua | Inglese |
Dati tecnici | Lungometraggio, Colore, 90 minuti, 16 mm |
Montaggio | Stacey Foiles |
Produzione | The American Film Institute NHK Enterprises Inc. |
Distribuzione | The American Film Institute, Worldvision Enterprises Inc. |
Sinossi: Il concetto di maverick, all'interno dell'industria cinematografica americana, si è notevolmente evoluto con il passar del tempo; ma, a prescindere da un periodo specifico, un gran numero di film, tra i più originali, innovativi, entusiasmanti ed importanti, sono stati realizzati da registi che non si sono lasciati influenzare dalle pressioni del mercato. Come asserisce Alan Rudolph, il cinema maverick è "sana sovversione". Questo documentario esamina il cinema americano più corrosivo, da Erich von Stroheim a David Lynch, attraverso testimonianze di prima mano degli artisti stessi. Martin Scorsese, Peter Bogdanovich e Paul Schrader - tutti registi molto attenti al contesto storico del cinema, all'estetica e alla realtà dell'industria - esplorano i trionfi e le vicissitudini dei ribelli e degli iconoclasti hollywoodiani. Utilizzando sia materiali filmici originali e pellicole con interviste di straordinaria rarità, che lezioni, seminari e interviste dell'American Film Institute realizzate nell'ultimo ventennio, il film mostra come King Vidor convinse la MGM a produrre il musical Halleluja! uno dei primi musical girati in sonoro con un cast di attori neri; come Josef von Sternberg si considerasse un fallito nonostante il grande successo ottenuto alla Paramount; come John Ford sia riuscito a fare i film che voleva grazie al suo carisma; come Orson Welles abbia costruito il suo Othello, nell'arco di tre anni, pezzo dopo pezzo, senza aver mai smesso di fare l'attore; come Samuel Fuller abbia portato avanti le sue idee ambiziose attraverso film a basso costo; come John Cassavetes sia sopravvissuto ad Hollywood senza soccombere al potere degli studi cinematografici; come Sam Peckinpah e Robert Altman abbiano abbattuto ogni barriera con le loro sorprendenti opere; e in che modo registi come Coppola, Hopper, Scorsese, Bogdanovich, Schrader, Rudolph e Lynch siano riusciti, con diversi gradi di successo, a coesistere con il sistema senza aver mai smesso di lottare per conservare la propria indipendenza e le proprie ben differenziate voci. Hollywood Mavericks è una panoramica dura e realistica su cosa significhi essere artista in un'industria commerciale, ma è anche un'interessante dimostrazione di come cineasti ingegnosi e determinati siano riusciti a spuntarla, nonostante le scarse probabilità, e a presentare al pubblico i propri personali punti di vista. |
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