Scheda film

La veritaaaà

Partecipazioni

Titolo Biennale
La veritaaà
Titolo Originale
La veritaaaà
Tit. Distr. Ita.
La veritaaaà
Tit. Trad. Eng.
The Truuuuth
Anno
1982
Sceneggiatura
Cesare Zavattini
Nazionalità
Italia
Lingua
Italiano
Dati tecnici
Lungometraggio
Colore
65 minuti
Montaggio
Gino Bartolini
Scenografia
Romano Coddetta
Nel settembre 1981 Antonio, ottantenne, è in manicomio per aver reagito con il riso a situazioni ove gli altri piangono. Poi, un giorno, decide di scappare, per far capire alla gente che tutti parlano di pace e fratellanza senza capire niente: è per questo che lui fa il contrario degli altri, per protesta a una morale corrente sbagliata. E, nella sua fuga, si comporta tutto a rovescio. Fa propaganda anticristiana nelle catacombe dove capita per caso, è comiziante sul famoso balcone di Palazzo Venezia, parlando del “vomito liberatore”, cioè gettar fuori le parole vecchie ed inutili ed inventame di nuove per creare un’effettiva atmosfera liberatoria. Invita anche le persone a fare l’amore, la cosa più bella al punto che si identifica con il pensiero stesso, esaltando la folla tanto da decidere di comunicare il proprio messaggio a mezzo della Rai-Tv. Qui inaugura il canale degli italiani, dove ciascuno può dire ciò che pensa, e questo lo inorgoglisce così che, crede di poter davvero cambiare tutto, bloccando sul video le scene di violenza. È un'illusione, naturalmente, così, indignato per il massacro di vite innocenti, Antonio corre dal Papa per protestare. Entrambi argomentano sulla necessità di fare “subito” qualcosa ma su questo "subito" si confrontano, senza incontrarsi, i loro due modi diversi di considerare l’uomo e la vita. Affranto, Antonio tenta di uccidersi non respirando più ma, nel momento del trapasso, gli appare la Morte, che si dichiara sua alleata, pretendendo anche lei un ruolo diverso. Il Papa non vuole che Antonio se ne vada, è sinceramente preoccupato, ma nulla cambia e l’uomo torna in manicomio. Ma il film non è finito: in una sorta di poscritto figura lo stesso Zavattini e parla della sua/ nostra vergogna di vivere una realtà come “questa”, dominata solo dalla violenza verso il più debole.