Scheda film
- Titolo Biennale
- La voce
- Titolo Originale
- La voce
- Tit. Distr. Ita.
- La vocazione di Suor Teresa
- Tit. Trad. Eng.
- The Voice
- Anno
- 1982
- Regia
- Brunello Rondi
- Fotografia
- Zivko Zalar
- Musica
- Stelvio Cipriani
- Nazionalità
- Italia
- Jugoslavia
- Lingua
- Italiano
- Dati tecnici
- Lungometraggio
- Colore
- 100 minuti
- Genere
- Drammatico
- Montaggio
- Vincenzo Di Santo
- Sinossi
Il film narra l’infanzia e la giovinezza di quella che doveva diventare, oggi, Madre Teresa di Calcutta, cioè la più famosa suora del mondo. Gongia (tale era il nome di Madre Teresa) viene portata dalla madre, Drana, in un casolare sui monti per accudire una sua zia inferma, Silia, e per mandare avanti la casa. C’è anche un vecchio nonno, semipazzo, ed una bambina ai quali badare. Gongia è provata all’estremo delle proprie resistenze morali e fisiche, ma una notte, durante l’imperversare di un temporale, la zia soffre di una crisi quasi mortale, e Gongia che corre a cercare un dottore, trova invece una maga, tenta di non tornare più in quella casa e di sottrarsi al proprio dovere. Si rifugia, nell’uragano, in un pagliaio, e nel sonno ha i ricordi e le visioni del suo felice passato, o, al contrario, dei drammi che l’hanno attraversato: il caro cugino Loreno, giovane come lei, che le insegnava musica, in cui Gongia eccelleva, i loro giochi e piaceri di gioventù. Soprattutto il padre, che era un po’ la divinità domestica, e una notte torna a casa, in calesse, assassinato, poi la guerra e l’invasione dei Bulgari: tanti sogni e visioni o liete o tragiche che fanno si che Gongia, si svegli al mattino, passato l’uragano, come trasformata e con voglia di tornare più matura di prima, a fare il proprio dovere nella casa di Silia che, però dopo pochi giorni muore e Gongia, tornata alla sua casa in città, già un po’ mutata dall’esperienza coraggiosa fatta, e ritornata alla musica e alle gioie delle amicizie, si accorge, forse, di essere stata contagiata dal temibile male. Ne ha una crisi violenta, di rancore e di rimprovero, con la madre, e in ospedale confermano una certa diagnosi: il male è agli inizi e occorre curarlo subito. Gongia va in un convento di suore in alta montagna, una specie di Santuario, per godere del clima e del vitto e ritrovarvi la salute. Ma il convento è come una reliquia imbalsamata del più vecchio e deteriore cristianesimo, Gongia anche se vi compie progressi nella salute, vi si sente soffocare. Meglio si trova con un gruppo di contadinelle che mettono insieme, in campagna, la festa della primavere, un po’ pagana, di San Giorgio. Ma lì, nella montagna, Gongia vede una casa, in cui tutti i maschi si sono asserragliati, temendo la sanguinosa vendetta dei membri un altro clan offeso. E poi Gongia trova per la montagna un prete, un missionario, che viene dall’India, e sveglia in contrasto alle vecchie suore inaridite in lei la chiara sensazione di quel che significhi essere cristiano vero, militante, operante e fraterno.
Di lì a poco, per puro caso, Gongia assiste alla strage degli occupanti della casa assediata e sperimenta così, in contrapposto alla dolcezza dell’amore cristiano, la violenza cieca e terribile dell’odio. Tutto ciò desta in lei altri ricordi: le violenze e le atrocità della guerra 15-18 (che sono arrivate fin dentro casa sua) e le hanno dato e ancora le danno, nel ricordo, la misura completa di quello che fosse l’odio umano contrapposto all’amore. Ormai Gongia ha compiuto sufficienti e contrastanti esperienze, da quando si è recata a curare Silia ad ora, per saggiare e vagliare le prove e le controprove della sua nascente esperienza di vocazione missionaria. Perché ha deciso di farsi suora, ma anche ne ha timore, vorrebbe esserne ben certa. Tra contrastanti stati d’animo ed impulsi diversi, compie con la madre e la sorella un pellegrinaggio ad un famoso Santuario, ed al suo termine accade molto drammaticamente, qualcosa, per cui Gongia non ha più dubbi: diventerà suora, in missione, sarà...“Madre Teresa di Calcutta”