Scheda film
Velikij utešitel
Partecipazioni
- Retrospettiva Prima dei Codici. Il Cinema Sovietico Prima del Realismo Socialista 1929-1935 - Destino dell'arte47. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica (1990)
- Titolo Biennale
- Velikij utešitel
- Titolo Originale
- Velikij utešitel
- Tit. Trad. Ita.
- Il grande consolatore
- Anno
- 1933
- Produzione
- Mezhrabpomfilm
- Fotografia
- Konstantin Kuznetsov
- Musica
- Zinovi Feldman
- Nazionalità
- Stati Uniti D'America
- Dati tecnici
- Lungometraggio
- Bianco e Nero
- 93 minuti
- Scenografia
- Lev Kuleshov
- Sinossi
Il film prende spunto dalla biografia dello scrittore americano O'Henry (Bill Porter) e da due sue novelle.
Dulcie, commessa qualunque, come se ne trovano a centinaia in qualsiasi città americana, sogna di vivere in un mondo diverso. La realtà le sembra penosa e vive in attesa del "principe" che la risvegli con un bacioa una nuova, vera vita. Questi sogni le sono ispirati dai racconti dello scrittore Bill Porter, "grande consolatore" delle masse piccolo-borghesi, oppresse dal regime capitalista.
Bill Porter ha iniziato la sua attività letteraria in prigione, dove era stato rinchiuso a causa di un errore giudiziario. Lì, conosce da vicino le atrocità dei carcerieri americani, ma esprime la sua rivolta semplicemente appellandosi timidamente ai sentimenti umanitari dei crudeli aguzzini. Fra i carcerati c'è un gruppo di privilegiati, che per "buona condotta" hanno ottenuto concessioni speciali. Tra questi Bill Porter stesso (la dolce mitezza dei suoi racconti viene interpretata dai carcerieri come "buona condotta").
Avendo rifiutato una lotta diretta e onesta, Porter incappa in una rete ben più terribile del sacco di pietra delle camere di tortura. Il capo della prigione, ora incutendogli terrore, ora dandogli mance, ora con adulazioni e ora con minacce, poco alla volta fa di lui il suo complice in truffe a discapito dei carcerati e del suo socio per ottenere bustarelle dai secondini del carcere.
Il "grande consolatore" ne esce distrutto fisicamente e spiritualmente. Dal contatto con la vita si infrangono anche le sue idee di consolatore: Dulcie, portata alla disperazione, uccide l'agente della polizia segreta che l'aveva ingannata; Jim Valentine, il prototipo di eroe di uno dei suoi racconti "a lieto fine", muore per mano degli aguzzini.