Scheda film

Guerreros y cautivas

Partecipazioni

Titolo Biennale
Guerreros y cautivas
Titolo Originale
Guerreros y cautivas
Tit. Trad. Ita.
Soldati e prigioniere
Tit. Trad. Eng.
Warriors and Prisoners
Anno
1989
Sceneggiatura
Edgardo Cozarinsky
Distribuzione
MGI
Nazionalità
Argentina
Francia
Svizzera
Dati tecnici
Lungometraggio
Colore
Ottico
35 mm
97 minuti
Montaggio
Alberto Borrello, Eduardo Cascales, Inés Cederma, Jean Gargonne
Scenografia
Miguel Angel Lumaldo, Rolando Blanco, Rodolfo Navarro, Osvaldo Maldonado
Costumi
Nenè Murùa, Marisa Centanin, Julieta Hanono, Caroline de Vivaise
E' la storia di un gruppo di uomini le cui vite si intrecciano drammaticamente nel deserto della Patagonia, intorno al 1880. Ha termine la guerra contro gli Indios. L'Argentina stabilisce le sue frontiere. Sorge una nuova era. Il colonnello Garay sogna di creare "il paese più moderno del mondo, con la potenza degli Stati Uniti e la cultura dell'Europa". Ma i soldati, che sono stati arruolati a forza, alla fine del conflitto si trovano a dover affrontare l'accattonaggio, persino la prigione. Agli eroi viene assegnato un appezzamento nelle terre appena conquistate. Ma c'è lì il dottor Pacheco che li convince a vendere per quello che sembra essere un bel gruzzolo di denaro, dando vita e forma ai futuri domini delle famiglie latifondiste. Marguerite, la bella moglie del colonnello, status symbol e distante oggetto di desiderio, bramosa di dimenticare l'Europa ed il passato. Madame Yvonne, che apre il primo bordello di frontiera, ribattezzando le ragazze meticce con nomi francesi, in ricordo dei suoi giorni a Marsiglia. La Prigioniera, la donna del capo indio, forse europea, che si lascia rapire dalla moglie del colonnello, si lascia lavare e vestire per essere "recuperata da parte della civiltà", diventando invece lo strumento di una vendetta trasversale. Le forze della "civiltà" si illudono di poter eliminare i "barbari". Ma la giovane Argentina, con un solo secolo di vita alle spalle, porta già i semi del conflitto che la trasformerà in quello che è oggi, un paese indocile e lacerato.