Scheda film

Oridathu

Partecipazioni

Titolo Biennale
Oridathu
Titolo Originale
Oridathu
Tit. Trad. Ita.
Oridathu (... C'era un villaggio)
Anno
1986
Sceneggiatura
Govindan Aravindan
Nazionalità
India
Effetti speciali
Prasad Laboratories
Dati tecnici
Lungometraggio
Colore
35 mm
112 minuti
Genere
Drammatico
Montaggio
Bose
Scenografia
Sethu
Costumi
Padma Kumar
"Oridathu" è ambientato nella metà degli anni cinquanta in un remoto paese di quello che fu lo Stato Cochin Travancore. Racconta di come l'arrivo dell'elettricità muti, in modo casuale eppure inevitabile, le vite e i rapporti tra i paesani. Ciò non significa che l'elettricità abbia il ruolo del cattivo. L'elettricità contribusice alla tragedia che si è già insinuata nei vari rapporti in atto nel pese. Con i suoi modi dilettanteschi, il sovrintendente dell'Istituto per l'Elettricità contribuisce a far precipitare la situazione. Un'altra causa di dolore è il medicastro che viene ad abitare per qualche tempo nel paese alla vigilia della modernizzazione. Il film si sviluppa a episodi con parecchi intrecci secondari che puntano verso un destino comune. La prima metà del film illustra la vita allegra del paese e il modo con cui la gente viene a trovarsi faccia a faccia con la nuova fonte di energia e di luce. Gli strampalati membri del panchayat del villaggio, guidati dal benintenzionato e artistoide aristocratico Namboodiri, il giovane figlio di un immigrato cristiano e la figlia del vicino indù, che sono innamorati in modo dolce e adolescente, il factotum mezzoscemo del villaggio, entusiasta di assistere il sovrintendente all'elettricità nei suoi dubbi traffici con la sorella - tutti proseguono nei loro destini separati ma interconnessi, illuminati dalla nuova luce incerta. Il medico trafficone stabilisce di sposarsi con una giovane paesana, ma batte in frettolosa ritirata appena arrivano in paese la moglie e il figlio. Nel frattempo, la ragazza, che gli era stata condotta dal factotum per un aborto, muore. Il mezzoscemo scopre la tresca fra sua sorella e il sovrintendente. Ma il sovrintendente gli scarica addosso solo disprezzo. Il giovane adolescente pensa di lasciare il paese per continuare gli studi. Prima, però, deve prender parte alla rappresentazione che il sovrintendente vuole mettere in scena per la festa al tempio. Il mezzoscemo è colui che tradizionalmente trasporta "Karimkali", la dea nera della forza. Durante la cerimonia, il mezzoscemo si precipita nella stanza verde e assale il sovrintendente col suo tridente. Nella lotta che segue, l'adolescente, truccato da donna, resta fulminato, e la stanza prende fuoco. La festa è al suo apice, senza che nessuno si sia accorto di nulla. Cominciano a esplodere fuochi d'artificio e, in una fantasmagoria di nuvole di fumo, appare un'effige decapitata che a alla deriva verso terra.