Scheda film
Szörnyek évadja
Partecipazioni
Premi
- Menzione Speciale a Miklós Jancsó (1987)
- Titolo Biennale
- Szörnyek évadja
- Titolo Originale
- Szörnyek évadja
- Tit. Distr. Ita.
- La stagione dei mostri
- Tit. Distr. Eng.
- Season of Monsters
- Anno
- 1987
- Produzione
- Dialóg Studio
- Regia
- Miklós Jancsó
- Fotografia
- János Kende
- Musica
- Zoltán Simon
- Nazionalità
- Ungheria
- Lingua
- Ungherese
- Dati tecnici
- Lungometraggio
- Colore
- 35 mm
- 90 minuti
- Genere
- Drammatico
- Montaggio
- Zsuzsa Csákány
- Scenografia
- Tamás Banovich
- Costumi
- Tamás Banovich
- Sinossi
Uno schermo televisivo trasmette l'intervista del professor Zoltai. Un elicottero sorvola il Danubio. E' il 20 agosto, festa nazionale. Sotto il sole splendente si ode la musica di un sassofono solitario. Zoltai è affacciato al balcone di un edificio sul Danubio. Velocissima, una Volkswagen decappottabile rossa attraversa la città con un'auto della polizia che le fa strada. Alla reception di un albergo stanno aspettando il dottor Bardócz. In una suite giace il corpo del professor Zoltai, che si è suicidato lasciando un biglietto per il medico. Il colonnello Antal, funzionario di polizia incaricato di dirigere l'inchiesta, osserva le reazioni di Bardócz su un monitor nella hall dell'albergo. Sia lo scienziato morto che il medico erano stati suoi compagni di scuola.
Gli ex-allievi del professor Kovács si ritrovano per una rimpatriata. Tre ragazze spuntano sulla strada che porta alla fattoria isolata dove ora il loro insegnante. Kovács, che festeggia i suoi sessant'anni, accoglie emozionato gli ex-allievi che sono venuti a rendergli omaggio dai luoghi più disparati. Il professore presenta come sua figlia la giovane vestita in pelle che, assieme all'allievo vestito di bianco, diventa sempre più osservatrice della festa o forse invece una sua organizzatrice. L'ultimo ad arrivare è il professor Komondi a cui per scherzo fanno vedere il video del suo arrivo e di un'intervista televisiva in cui alle sue frasi sono state sovrapposte quelle di Zoltai. Tra i presenti si distinguono due personaggi che rappresentano due diversi principi: Komondi, il democratico e Bardócz, l'elitario.
Mano a mano che scende la sera la festa si trasforma sempre più in un terreno di scontro tra i due. Le ragazze e un gruppo di saltimbanchi, invitati per vivacizzare la festa, alternativamente sostengono o contraddicono prima l'uno e poi l'altro. L'atmosfera è turbata da una serie di strani eventi che sfiorano l'incredibile. Si giunge a sospettare che Komondi abbia ucciso gli artisti e abbia fatto affondare nel lago la propria macchina. Ma la cosa è impossibile perché il colonnello Antal, chiamato a intervenire, con una gru tira fuori dal lago solo un relitto della seconda guerra mondiale. L'autodistruzione è completa e la catastrofe è consumata. Come ultima ancora di salvezza l'operatore della gru fa resuscitare i morti, ma l'allievo in bianco mette un pugnale nelle mani di Bardócz e Komondi con il quale i due si vendicano dell'intervento esterno. La triste musica del sassofono accompagna gli addii dei vari personaggi che, avvolti nella nebbia, salgono su un camion per bestiame. La pioggia cade incessante sul vetro di una finestra rotta. La storia è finita o forse comincia solo adesso?