Scheda film
- Titolo Biennale
- Mon cas
- Titolo Originale
- Mon cas
- Tit. Trad. Ita.
- Il mio caso
- Tit. Trad. Eng.
- My Case
- Anno
- 1986
- Regia
- Manoel de Oliveira
- Sceneggiatura
- Manoel de Oliveira
- Fotografia
- Mário Barroso
- Aiuto regia
- Jaime Silva
- Musica
- João Paes
- Nazionalità
- Francia
- Portogallo
- Lingua
- Francese
- Dati tecnici
- Lungometraggio
- Colore
- 35 mm
- 90 minuti
- Genere
- Drammatico
- Fantascienza-fantastico
- Scenografia
- Maria José Branco, Luis Monteiro
- Costumi
- Jasmin
- Sinossi
L’idea del film è stata data a Manoel de Oliveira dalla pièce teatrale, “O Meu caso”, una commedia in un atto del grande scrittore e poeta portoghese José Regio. Praticamente la pièce non va neanche in scena: appena alzato il sipario, infatti, in palcoscenico s’installa un intruso, uno sconosciuto che vuole a tutti i costi esporre al pubblico il suo caso: qualcosa che ritiene essenziale per la salvezza dell’uomo. Ma il portiere del teatro che gli dà la caccia e, successivamente, l’arrivo degli artisti impediscono allo sconosciuto di spiegarsi: così egli viene creduto pazzo. La sua presenza comunque impedisce la rappresentazione della pièce. A partire da questa situazione inusuale, Manoel de Oliveira ha realizzato una specie di collage che ha chiamato “Ripetizioni”. Queste "ripetizioni", o "variazioni", implicano l’esistenza dell’uomo nel mondo in cui, un giorno, egli ha fatto la sua apparizione, ma non per volontà sua personale, nondimeno, libero com’è, è diventato un essere responsabile, di fronte al creatore, di fronte a se stesso e di fronte ai suoi simili. In questo modo, il caso personale di ciascuno finisce col diventare il caso generale di tutti. Ed è appunto per ampliare questa idea che Manoel de Oliveira ha incluso nel film “Mon cas” dei frammenti tratti da “Pour finir encore et autres foirades” di Samuel Beckett e dal “Libro di Giobbe”. José Regio ha scritto “O meu caso” intorno agli anni cinquanta, tuttavia l’azione viene situata alla fine degli anni venti (che sono la cerniera fra il cinema muto e il sonoro). La temporalità del film è compressa in una struttura fuori dal tempo e si basa, fondamentalmente, sui segni maggiormente rappresentativi del mondo d’oggi. Sarebbe imperdonabile dimenticare una precisazione: non è certamente per caso che José Regio ha chiamato Lilita – cioè Lilith – il personaggio della prima attrice. Lilith, secondo un’antica e nota leggenda, è la prima moglie di Adamo, creata come lui dalla terra e anteriore a Eva. Lilith è sfuggita dalle mani di Dio ed è scappata dal Paradiso, diventando il demone femmina. Non è senza scopo che Manoel de Oliveira ha suggerito che Lilith, per affinità di personaggio, ricompaia nel suo film come moglie di Giobbe. Al di là di questa visione ironica delle cose, potremmo allora vedere la tragedia della realtà e l’utopia del destino.