Scheda film
Orfeusz és Euridike
Partecipazioni
- Venezia 42 - Fuori Concorso - Per l'Anno Internazionale della Musica42. Mostra Internazionale del Cinema (1985)
- Titolo Biennale
- Orfeusz és Euridike
- Titolo Originale
- Orfeusz és Euridike
- Tit. Distr. Ita.
- Orfeo e Euridice
- Tit. Trad. Ita.
- Orfeo ed Euridice
- Anno
- 1985
- Produzione
- Mafilm
- Regia
- István Gaál
- Sceneggiatura
- István Gaál
- Nazionalità
- Ungheria
- Lingua
- Ungherese
- Dati tecnici
- Lungometraggio
- Colore
- 35 mm
- 90 minuti
- Montaggio
- István Gaál
- Costumi
- Judit Gombár
- Sinossi
[Atto primo] Sulla tomba di Euridice, Orfeo desidera rimanere solo col proprio dolore. Dopo aver meditato sulla sventura che lo ha colpito, il cantore, in aperta sfida agli dei, si dichiara pronto a discendere nell’Averno per cercare di riprendere la sposa. sen a la quale non potrà vivere. E Giove, impietosito dal suo dolore permette ad Orfeo di varcare da vivo le onde di Lete: se riuscirà a placare col proprio canto le divinità infere potrà riottenere Euridice. Ad una sola condizione: finché non sa è uscita definitivamente dai regni sotterranei, Orfeo non porrà rivolgere lo sguardo alla sposa né rivelarle tale divieto: qua ora ciò avvenisse egli perderebbe di nuovo, e questa volta per sempre, Euridice.
[Atto secondo] Le divinità d’Averno adirate cercano di ostacolare il passo al mortale temerario che ha osato avventurarsi sull’orme d’Ercole e di Piritoo, ma Orfeo a poco a poco le placa col suo canto accorato, accompagnato dal suono della lira. Giunto negli Elisi, contempla estasiato la sovrannaturale bellezza di quanto lo circonda. Gli si fa incontro una schiera di spiriti beati che intrecciano danze e intonano canti; quindi da un coro di Eroine vien condotta Euridice vicino ad Orfeo, il
quale, senza guardarla, la prende per mano e la conduce subito via.
[Atto terzo] Orfeo si affretta a lasciare i regni inferi, sempre conducendo per mano Euridice, e senza voltarsi a guardarla. Dopo la prima sorpresa, la redidiva incomincia ad assillare lo sposo di domande. Costretto dal divieto divino, il cantore non può che dare risposte oscure ed evasive, acuendo l’ombrosità di Euridice: esasperato, Orfeo alla fine si volge a guardare Euridice, e questa all’istante spira ai suoi piedi. Invocando il nome della sposa, Orfeo decide di raggiungerla per sempre dandosi la morte.
A questo punto, in contrasto con l’epilogo gluckiano, gli dei non perdonano la debolezza dell’uomo, gli inferi imprigionano ormai per sempre l’amore di Orfeo.