Scheda film

Los paraisos perdidos

Partecipazioni

Titolo Biennale
Los paraisos perdidos
Titolo Originale
Los paraisos perdidos
Tit. Distr. Ita.
I paradisi perduti
Tit. Distr. Eng.
The Lost Paradise
Anno
1985
Nazionalità
Spagna
Lingua
Spagnolo
Dati tecnici
Lungometraggio
Colore
35 mm
100 minuti
Genere
Drammatico
Montaggio
Pablo G. del Amo
Scenografia
Eduardo De la Fuente
La figlia di una famiglia di esiliati della Repubblica Spagnola, residente in Germania, ritorna in un paese della Castiglia per assistere la madre morente, anziana vedova che si era ostinata a creare una Fondazione nella vecchia casa dei suoi antenati con l’eredità del marito. Il suo ritorno è l’occasione per un nuovo incontro con il mondo della sua infanzia, i parenti lontani, i ricordi di una gioventù militante: il compagno di Università, rifugiatosi nella sua provincia, il buon amico di sempre ancora attaccato ai suoi dogmi; l’anziano militante politico, ormai pateticamente rassegnato alla sua parte di inutile coscienza critica; il brillante discepolo del padre Enduwinga, oggi giovane ministro del Governo; l’irrequieto ragazzo di cui si era innamorata da giovane, oggi cattedratico all’ Universita di Salamanca. La Spagna, tutti questi anni dopo. E le cicatrici rimaste in una generazione che è figlia delle battaglie precedenti: rivoluzioni spettacolari andate in fallimento, disintegrazione dei rapporti familiari, primavere ed inverni della speranza. Di quelle illusioni o di quelle intransigenze rimane questa maturità agrodolce, intrisa di politica, vulnerabile davanti ai piccoli piaceri. Ed al di sopra di ogni avvenimento, uno strano attaccamento alle radici della propria terra, dell’ambiente, delle proprie genti. Parlare di “paradisi perduti” significa descrivere in maniera ironica certe idealizzazioni storicamente ed umanamente inaccessibili, poiché i paradisi esistono soltanto nella misura in cui si rimpiangono nel subconscio quando si vive nella scomodità. Come accade alla giovane protagonista, che sta attraversando l’età più critica e si rifugia nella traduzione dell’Hiperion di Hòlderlin, come fosse una fuga verso un ’altra vita interiore più rassicurante.