Scheda film

Le neveu de Beethoven

Partecipazioni

Titolo Biennale
Beethoven's Nephew
Titolo Originale
Le neveu de Beethoven
Tit. Distr. Eng.
Beethoven's Nephew
Tit. Trad. Ita.
Il nipote di Beethoven
Tit. Trad. Eng.
Beethoven's Nephew
Anno
1985
Fotografia
Hanus Polak
Nazionalità
Francia
Gran Bretagna
Lingua
Inglese
Dati tecnici
Lungometraggio
Colore
35 mm
100 minuti
Genere
Drammatico
Montaggio
Albert Jurgenson, Michèle Lauliac
Scenografia
Mario Garbuglia
Costumi
Claudia Bobsin
La vita di Ludwig Van Beethoven, uno dei più grandi geni della musica moderna, è stata descritta il più delle volte mettendo la verità in secondo piano rispetto alla leggenda; ma risalendo alle fonti, cioè alle sue lettere, ai suoi diari, alle testimonianze dei contemporanei e soprattutto ai quaderni che utilizzava per le conversazioni negli ultimi anni di vita, possiamo trovare il vero uomo e la sua lotta, in tutta la sua miseria e in tutta la sua grandezza. I suoi veri nemici non li ha incontrati in un mondo ostile: li portava dentro di sé, li creava lui stesso, vittima della propria immaginazione, del suo retaggio, della sua misantropia, del suo genio esacerbato e dell’isolamento procuratogli, verso la fine della vita, dalla sua totale sordità. Quest’uomo difficile da frequentare, e con cui era impossibile vivere, diventa, alla morte del fratello, tutore del nipote Karl assieme alla madre, Johanna van Beethoven. In quella donna egli vede l’incarnazione del male, la chiama “Regina della Notte” e considera suo dovere strapparle il figlio. Seguono cinque anni di azioni giudiziarie ostinate. Ed è Beethoven ad uscirne vincitore. Il bambino è suo, tutto suo e di nessun altro. La loro vita in comune diventerà l’esperienza emozionale più profonda nell’esistenza di uno dei più grandi eroi dei tempi moderni. Quest’uomo rispettato e venerato a Vienna e in tutta l’Europa vive ormai soltanto per il bambino. In sua presenza diventa calmo e allegro; in sua assenza soffre e diventa geloso, dispotico ed egoista non appena Karl compie il minimo tentativo di evasione da quella “prigione”, in cui gli viene proibito qualsiasi contatto con la madre che ama o con amici della sua età. Quando Karl, a sedici anni, andrà a pensione, Beethoven andrà ad abitare di fronte alla sua scuola per sorvegliarlo meglio con l’aiuto dei professori, a lui devoti. Ed è lì che scoppieranno liti innumerevoli da cui nessuno uscirà indenne. Beethoven sente che il nipote gli sfugge e che il suo sogno di creare “un altro e migliore se stesso”, “un monumento al mio nome”, si sta lentamente sgretolando. Ed è allora che quest’uomo malato, isolato dal mondo a causa della sua quasi totale sordità, creerà le sue opere più belle e commoventi: la Nona e gli ultimi quartetti. Incapace di vivere lontano dal nipote interviene nuovamente quando Karl, avvicinatosi sempre iù alla madre, vive la sua prima esperienza amorosa con la bella attrice Léonore. Beethoven supplica la donna di andarsene. Questa comprende il suo dramma e scompare. Karl disperato e umiliato fugge nell’Helenental e tenta il suicidio sparandosi due colpi in testa, proprio nel posto in cui ha passato alcuni rari momenti di felicità con lo zio. Karl è salvato da un passante. Ma Beethoven non si rimetterà da questa sfida e morrà alcuni mesi più tardi, lasciando ogni suo avere al nipote Karl.