Scheda film
Nuit et brouillard (Quarta parte del film Nuit et brouillard)
Partecipazioni
- Venezia Speciali 2 - Per il Quarantesimo Anniversario della Liberazione42. Mostra Internazionale del Cinema (1985)
- Titolo Biennale
- Nuit et brouillard (Quarta parte del film Nuit et brouillard)
- Titolo Originale
- Nuit et brouillard (Quarta parte del film Nuit et brouillard)
- Tit. Distr. Ita.
- Notte e nebbia
- Anno
- 1955
- Regia
- Alain Resnais
- Sceneggiatura
- Jean Cayrol
- Musica
- Hanns Eisler
- Nazionalità
- Francia
- Lingua
- Francese
- Effetti speciali
- Henri Ferrand
- Dati tecnici
- Mediometraggio
- Colore
- 35 mm
- 32 minuti
- Genere
- Documentario
- Montaggio
- Alain Resnais
- Sinossi
"Quando gli alleati aprono le porte... Tutte le porte... I deportati guardano senza capire. Sono liberi? La vita quotidiana li riconoscerà? 'Io non sono responsabile' (dice il kapò). 'Io non sono responsabile' (dice l'ufficiale). 'Io non sono responsabile...'
“Nel momento in cui vi parlo, l'acqua fredda degli stagni e delle rovine riempie il vuoto degli ossari. Un'acqua fredda e opaca come la nostra cattiva memoria. La guerra si è assopita, con un occhio sempre aperto. L'erba fedele è spuntata di nuovo sugli Appelplatz, attorno ai blocchi un villaggio abbandonato ancora pieno di minacce. Il forno crematorio è fuori uso. Le astuzie tedesche sono fuori moda.
"Allora chi è responsabile?
"Nove milioni di morti infestano questo paesaggio.
"Chi di noi veglia in questo strano osservatorio per avvertirci della venuta dei nuovi carnefici? Hanno veramente un volto diverso dal nostro?
"Da qualche parte, in mezzo a noi, ci sono dei kapò fortunati, dei capi recuperati, dei delatori sconosciuti. Vi sono tutti quelli che non ci credevano, o solamente di quando in quando. E ci siamo noi che osserviamo sinceramente queste rovine, come se il vecchio mostro concentrazionario fosse morto sotto le macerie, che fingiamo di riprendere speranza davanti a questa immagine che si allontana, come se si guarisse dalla peste concentrazionaria, noi che fingiamo di credere che tutto ciò sia di un solo tempo e di un solo paese, e che non pensiamo a guardare attorno a noi, e che non sentiamo che si grida senza fine”.
(dal commento di Jean Cayrol)