Scheda film
Shoah
Partecipazioni
- Venezia Speciali 2 - Per il Quarantesimo Anniversario della Liberazione42. Mostra Internazionale del Cinema (1985)
- Titolo Biennale
- Shoah
- Titolo Originale
- Shoah
- Tit. Distr. Eng.
- Shoah
- Tit. Trad. Ita.
- Olocausto
- Anno
- 1985
- Regia
- Claude Lanzmann
- Sceneggiatura
- Claude Lanzmann
- Nazionalità
- Francia
- Dati tecnici
- Lungometraggio
- Colore
- 35 mm
- 570 minuti
- Genere
- Documentario
- Sinossi
Shoah è un film dedicato alla distruzione degli Ebrei europei nel corso della seconda guerra mondiale. La mia ambizione è stata quella di realizzare un'opera cinematografica che restituisce in tutta la sua ampiezza questo grande avvenimento della Storia contemporanea: un'opera che sia insieme Storia e Riflessione sulla Storia, e all'altezza dell'avvenimento stesso. Invece di limitarmi a questo o quel capitolo, a questo o quell'episodio della distruzione degli Ebrei, mi sono proposto di cogliere quest'ultima nella sua totalità, nelle sue gigantesche proporzioni, nelle sue conseguenze che non sono svanite col tempo ma anzi continuano ancor oggi a venire alla luce e a consolidarsi.
Sia per la durata che per il numero dei personaggi e la molteplicità dei temi in cui si articola, si tratta di un film monumentale. Non è stato utilizzato assolutamente materiale d’archivio: la totalità della pellicola (350 ore) è stata girata adesso. La ricerca preparatoria è durata tre anni e mezzo ed è stata condotta in quattordici diversi paesi. Le riprese sono state effettuate in dieci volte dal 1976 al 1981.
Shoah è un'opera di non-finzione i cui protagonisti (ebrei, nazisti, testimoni diretti o lontani dello sterminio) hanno preso tutti, a diverso titolo, parte effettiva negli avvenimenti che ho cercato di far rivivere. La leggenda, il mito e la finzione dissolvono e sbiadiscono l'implacabile e accecante realtà dell'Olocausto, portano a una banalizzazione che sfocia in trasgressioni gravissime.
Ma Shoah non è neanche - e non può esserlo - un documentario in cui i personaggi, incravattati, invecchiati e come "staccati" dal loro assalto, raccontano i loro ricordi, tranquillamente seduti dietro una scrivania o davanti al camino del salotto. La distruzione degli Ebrei europei oggi è oggetto di una conoscenza di tipo leggendario e mitico: cioè l'esatto contrario di un sapere. Non si uccidono le leggende opponendo loro dei ricordi, ma soltanto mettendole a confronto, per quanto possibile, con l'inconcepibile presente da cui hanno avuto origine, e il solo modo di riuscirci è appunto quello di risuscitare il passato come presente, di restituirlo in un'attualità intemporale. Il mio film è un'anti-leggenda, un contro-mito, cioè un'inchiesta sul presente dell'Olocausto, o almeno su un passato le cui cicatrici sono ancora così fresche e così crudamente presenti nei luoghi e nelle coscienze che si offre allo spettatore in un'intemporalità allucinante.
L'idea dell'abolizione della distanza tra passato e presente è stata alla base della scelta dei luoghi di ripresa e di quella dei personaggi del film. A Treblinka per esempio, la terra, il fiume Bug, la cresta, gli uomini e le donne parlano dell'Olocausto, lo risuscitano, lo rivivono al punto che dimentichiamo nel modo più assoluto che quarantatré anni sono già trascorsi dal 1942. Laggiù la memoria degli uomini e delle donne non è soltanto fedele, e molto di più: si ricordano di tutto con un'esattezza fantastica, letteralmente allucinante e, quando parlano, non raccontano dei ricordi, ma danno l’impressione di vivere ancora un presente. La locomotiva a vapore che corre nella notte dopo aver passato il ponte sul Bug, tra Malkinia e Treblinka, è una TT 2 esattamente uguale a quella che, nell'inverno del 1942, portava i treni carichi di ebrei provenienti da Bialystok o da Varsavia. Ed è lo stesso fischio lacerante, la stessa stazione, gli stessi edifici, le stesse rotaie, gli stessi marciapiedi, gli stessi ferrovieri, gli stessi testimoni. Nulla è cambiato: laggiù non c'è bisogno di ricostruire o di cercare di creare una finzione; la distruzione si offre alla vista immediatamente: da una parte attraverso la permanenza, la continuità dei luoghi, e dall'altra per le ferite irrimediabilmente aperte che presentano ancor oggi gli uomini.