Scheda film
Les lendemains qui chantent
Partecipazioni
- Venezia TV - Programmi su pellicola42. Mostra Internazionale del Cinema (1985)
- Titolo Biennale
- Les lendemains qui chantent
- Titolo Originale
- Les lendemains qui chantent
- Tit. Trad. Ita.
- I domani che cantano
- Tit. Trad. Eng.
- Tomorrows who sing
- Anno
- 1984
- Regia
- Jacques Fansten
- Sceneggiatura
- Jean-Claude Grumberg
- Fotografia
- Bernard Zanni
- Musica
- Jean-Marie Sénia
- Nazionalità
- Francia
- Lingua
- Francese
- Dati tecnici
- Lungometraggio
- Colore
- 16 mm
- 95 minuti
- Montaggio
- André Chaudagne
- Scenografia
- Gérard Roger
- Costumi
- Liséle Roos
- Sinossi
Gli Slivovitz erano comunisti. Però attenzione, non dei comunisti qualsiasi: dei comunisti ebrei. Oppure, considerando la cosa da un altro punto di vista, gli Slivovitz erano ebrei. Però attenzione, non egli ebrei qualsiasi: degli ebrei comunisti.
All’inizio degli anni ’50 il vecchio Slivovitz faceva il pellicciaio. E aspettando che il domani divenisse radioso e allegro come una canzone, gli Slivovitz, padre, madre, figlio e figlia, cantavano a Parigi. Cantavano ad ogni occasione, gli occhi fissi ad Est, per la Pace, la Giustizia, l’Amicizia tra gli uomini, in tutte le circostanze e con tutte le loro forze. Gli Slivovitz erano una famiglia felice.
Un anno, una troupe di ballerini sovietici viene per la prima volta in Francia. E in questa troupe c’è il nipote di Marcel Slivovitz, il figlio di una sorella di cui non si avevano quasi più notizie. Era rimasta in Lituania, che una volta era polacca e oggi è sovietica. E una domenica pomeriggio, dopo che tutti i compagni del quartiere avevano assistito con incredibile euforia allo spettacolo del balletto Litvak, gli Slivovitz riescono ad incontrare il nipote dietro le quinte del teatro. La sera, lo portano a una festa della loro cellula.
Gli Slivovitz sono diventati gli eroi del giorno, una specie di “sovietici ad honorem”. Solo che, verso la fine della serata, quando la felicità, le bevute, le danze e i discorsi hanno allentato l’attenzione e la vigilanza di tutti, Yaneck, approfittando dell’amicizia meravigliata degli Slivovitz, scompare... Improvvisamente il loro mondo vacilla. Come può un uomo che ha la fortuna di vivere nella “patria del socialismo”, decidere di vivere lì, in un mondo così brutto, difficile e ingiusto? Né capiscono perché, di colpo, tutti sono diventati sospettosi nei loro confronti. E neppure capiscono fino a che punto tutto ciò che è sempre sembrato loro così semplice sta diventando poco a poco complicato.