Scheda teatro

King Lear

Partecipazioni

Titolo Originale
King Lear
Regista-Insegnante
Jan Lauwers
Needcompany
Anno
2013
Lingua
Inglese
Destinatari: 15 attori/danzatori/performer e 5 uditori, in inglese. 5-11 agosto. - L’ATTO IMPOSSIBILE – RE LEAR. Basato sul V atto di Re Lear (troppo immenso per il palcoscenico). È richiesta la nudità in quanto il V atto di Re Lear riguarda la forza più estrema della violenza e del sesso. Spetterà dunque a noi portare, rassegnati, tutto il peso di questi tristi tempi; e dire quello che sentiamo dentro, non quello che dovremmo. Il più vecchio di noi ha più sofferto; noi non vedremo né vivremo tanto.- Questa citazione rappresenta le ultime parole di uno dei pochi protagonisti che sopravvive in Re Lear. Come indicazione scenica finale, Shakespeare precisa: “Exeunt con marcia funebre”. Re Lear è la tragedia più ‘scomoda’ di Shakespeare. Questo senso di disagio fu censurato per quasi duecento anni prima che Kean la riportasse alla sua corretta interpretazione nell’Ottocento. L’ultimo atto fu riscritto e mutilato più volte per imporre una conclusione positiva in stile Hollywoodiano, perché la fine originale era considerata troppo negativa. Rispetto alle splendide scene di morte, per esempio, di Antonio e Cleopatra nell’omonima tragedia, gli eroi di Re Lear subiscono una morte totalmente insignificante e insoddisfacente, una morte che non offre alcun pretesto per lo sfoggio di una bella scrittura. Spesso si sente dire ‘troppo immenso per il palcoscenico’. Non è più teatro. Shakespeare aveva troppo da dire in un colpo solo. Ma nella mia opinione, in questa tragedia Shakespeare pone la sua arte al di sopra della sua artigianalità drammaturgica, un compito non sempre facile. In questa tragedia Shakespeare diventa il sommo ‘creatore di immagini’. Non era interessato alla psicologia, agli effetti speciali, alla correttezza politica o alla precisione storica. In questa tragedia l’autore emerge più che mai come un artista contemporaneo universale che mette in conflitto la forma e la materia con il contenuto per giungere ad un significato diverso. Qui, Shakespeare scrive per stratificare non una ma molte storie, per svuotare le storie stesse della loro forza e cercare un effetto complessivo diverso. In questo senso è un creatore di immagini. Nel mio lavoro per il teatro cerco il momento in cui forma e contenuto creano un immagine ‘assoluta’ che va al di là dell’aneddotalismo. Il modo in cui Mil Seghe interpreta la morte di Giulio Cesare (in Giulio Cesare di Needcompany, 1990) e la costruzione in vetro realizzata da Carlotta Sagna in The Snakesong Trilogy (1997) rappresentano momenti di questo tipo, quando il tempo sembra fermarsi e l’immagine si incide nella memoria. Io li chiamo immagini-limite. Re Lear è un’immagine che volge lo sguardo al pubblico, arrogante, provocatorio, in un silenzio mortale. Re Lear non dà risposte. Mostra senza commento la malevolenza e la sofferenza. È forse per questo ‘troppo immenso per il palcoscenico’. Jan Lauwers. - Ai candidati si richiede di compilare il form di iscrizione in tutte le sue parti.